domenica 26 giugno 2016

Ti ricordi il grembiule di tua Nonna?

Il primo scopo del grembiule della Nonna era proteggere i vestiti sotto, ma inoltre:
serviva da guanto per ritirare la padella bruciante dal forno.
era meravigliosa per asciugare le lacrime dei bambini, ed in certe occasioni per pulire le faccine sporche;
dal pollaio, il grembiule serviva a trasportare le uova e, talvolta i pulcini;
questo buon vecchio grembiule faceva da soffietto, agitato sopra il fuoco a legna;
quando i visitatori arrivavano, il grembiule serviva a proteggere i bambini timidi;
quando faceva freddo la nonna se ne imbacuccava le braccia;
era lui che trasportava le patate e la legna secca in cucina;
dall'orto, esso serviva da paniere per molti ortaggi dopo che i piselli erano stati raccolti, erano il turno dei cavoli;
a fine stagione, esso era utilizzato per raccogliere mele cadute dall'albero;
quando dei visitatori arrivavano in modo improvviso era  sorprendente vedere la rapidità con cui questo vecchio grembiule poteva dar giù la polvere;
allora di servire i pasti la nonna andava sulla scala ad agitare il suo grembiule e gli uomini nei campi sapevano all'istante che  dovevano andare a tavola;
la nonna l'utilizzava anche per posare la torta di mele appena uscita dal forno sul davanzale a raffreddare;
ai nostri giorni sua nipote l'ha mette lì ha per scongelarla.
Occorrerà un bel pò di anni prima che qualche invenzione o qualche oggetto possa rimpiazzare questo vecchio buon grembiule.
In ricordo delle  nostre Nonne inviate questa storia a quelli che potranno apprezzare la "Storia del grembiule della Nonna
                         Maurizio Magistri

mercoledì 15 giugno 2016

Un'amica,


Non puoi indossare la mia pelle!
Non portiamo la stessa taglia,
nel mio torace ti perdi,
nei miei fianchi soffochi,
le mie scarpe ti vanno strette...
Eppure ancora vai alla ricerca dei miei limiti
e non mi vedi, non mi senti, non mi ami!
Giudichi !
I tuoi occhi  vedono solo piramidi di piume,
il soffio leggero della verità scompone ogni reo miraggio.
Varcare il centro altrui
non ti è permesso.
I giorni timbrano lo scorrere degli anni...
con essi evapora  il  mio sogno:
che tu  cammini al mio fianco
semplicemente come fa un'Amica!
                                Brunetta Sacchet 
                     Giugno 11. 2016,

mercoledì 8 giugno 2016

Altre volte invece

Scrivo pensieri, ma non  son poesie,
semplice  e dolce si colora il  respiro.
Come  lo stile del pittore
stabilisce una sfumatura sui dipinti,
pure le mie parole si rivolgono alle tele
tra nuvole di luci e suggelli di barlumi
Brunetta 
Giugno 7.2016.








lunedì 6 giugno 2016

Origine dell'amor proprio

« Dio ha creato l'uomo con due amori, l'uno per Dio, l'altro per se stesso; ma con questa legge: che l'amore di Dio doveva essere infinito, cioè senza altro limite che Dio stesso, e l'amore di se stesso doveva essere limitato, e riferito a Dio. L'uomo, in questa condizione, non solo si amava senza peccato, ma non poteva amarsi che senza peccato. Poi, venuto il peccato, l'uomo perdette il primo di questi due amori, ed essendo rimasto solo, l'amore di sé in quella grande anima capace d'un amore infinito, l'amor proprio si è esteso e diffuso nel vuoto che l'amore di Dio ha lasciato; e così ha amato solo se stesso, e tutte le cose per se stesso, cioè infinitamente. Ecco l'origine dell'amor proprio, il quale era naturale in Adamo, e giusto nella sua innocenza; ma è diventato colpevole e smodato, in seguito al peccato. » (Pascal)




Rousseau, amor di sé e amor proprio Rousseau distingue tra due forme di amor proprio: l’amor proprio in senso lato, che chiama anche amore di sé (“amour de soi”), è un sentimento assoluto, naturale e buono per definizione perchè assicura l’autoconservazione dell’individuo ed esprime il suo diritto alla vita; l’amor proprio relativo (“amour propre”) è invece sempre negativo, in quanto, nascendo dal confronto con gli altri, si configura come sentimento sociale ed è quindi subordinato all’opinione.

La sensibilità positiva deriva immediatamente dall' amore di sé. È naturale che colui che si ama cerchi di estendere il suo essere e i suoi godimenti e di appropriarsi, coi legami affettivi, di ciò che egli sente possa essere per lui un bene. … Ma non appena questo amore assoluto degenera in amor proprio, e in rivalità comparativa, ecco che produce la sensibilità negativa; appena, infatti, si prende l’abitudine di misurarsi con altri ed uscire da se stessi per assegnarsi il primo e il miglior posto, è impossibile non provare avversione per tutto ciò che … ci impedisce di essere tutto.

(J.-J. Rousseau)